lunedì 6 agosto 2007

Spiriti in Gabbia



No, Bisonte,
non sarò io ad offrire
al tuo spirito abbattuto
foglie in cambio di fiato
comprare il tuo Onore io non vorrò.

Io non t’offro pietà, ma canti.
Non t’offro pietà, ma canti.

Tu sei sconfitto, in gabbia,
prigioniero derubato dall’Uomo
nei tuoi occhi tristi
vedo l’ombra di un’anima piegata…
io non sopporto la tua prigionia, Fratello,
perché nello splendore sbiadito del tuo corpo
nell’eco dimenticato della tua carica
io rivedo la mia anima rattrappita e sola
e vorrei farti conoscere
quant’è bello tornare a correre liberi,
quant’è bello sentire
il proprio cuore battere
all’unisono con quelli dei tuoi compagni amati...

…e non conoscere più sopruso alcuno,
non essere più schiavi, è bello.

No, Bisonte derubato, Fratello,
non t’offrirò foglie in cambio di fiato
non mi eleverò sopra di te, Amico.
Io non t’offro pietà, ma canti.
E per quella stessa prigionia che tu soffri
e ch’io soffrii
vorrei farti conoscere
quant’è bello tornare a respirare
nel vento orgoglioso
della Libertà.


Gli animali in gabbia sono
Belli e tristi.
Li guardo e non li vedo,
perché il loro spirito è stato rubato
dall’Uomo.

E so. Qual è il dolore dei miei Fratelli.

In prigionia

respiri affannosamente

aria arida priva d’ossigeno

aria morta

aria che non ti appartiene.

Ti muovi meccanicamente.
In prigionia
la musica ti è strappata
la danza della vita si ferma
e ti ritrovi a vorticare su te stesso
assecondando il volere di un altro
come una ballerina giocattolo impazzita

finchè di colpo non ti rompi, o ti spegni,

e muori
lasciando che granelli di polvere che hai sollevato

con inutili mulinelli

tornino a posarsi su di te,
giocattolo rotto

di un bimbo che se n’è già andato.

In prigionia,
stordito da tempo e dal nulla doloroso,
nulla più senti
nulla più vedi
e accetti qualsiasi mano
con occhi ciechi e cuore stanco.
I miei fratelli
in gabbia sono belli e tristi,
ricordi di ciò che erano
quando lo spirito della Vita era in loro
nella Libertà.

Non puoi, non puoi, non puoi capire.

Fratello!

Tu hai dimenticato,

morta è in te la Speranza.

Il mio cuore affranto piange
la bellezza e lo spreco della tua anima imponente.
Nei tuoi occhi stanchi e tristi e umidi
nel tuo servilismo a qualsiasi mano
vedo la rassegnazione del tuo spirito ferito.
Amico mio, Fratello mio, soffro
per l’Oblio a cui ti hanno condannato.

Il tuo posto è nella prateria

dove il rombo dei tuoi zoccoli

fa tremare la terra
e gareggia col Tuono;
dove il tuo fiato d’erba
si mesce al vento fresco e inarrestabile
e vola
nella Tempesta.
Che ci fai qui dunque?
Ti hanno trascinato vai dalla Gioia
per il mio diletto,
ti hanno strappato il cuore
e l’Orgoglio.

Se mai tornassi libero sotto la pioggia

dimenticheresti mai questa ferita?

Io no, Fratello mio,

io mai, finché i tuoi sensi resteranno offuscati
da anestetici di sbarre
e confini di metallo,
è una Promessa.


Nessuno dovrebbe essere rinchiuso
per la propria bellezza,
nessuno, mai.
Nessuno dovrebbe dimenticare la gioia
per compiacere gli altri.
Il mio cuore si spezza
per il destino infame
dei miei Fratelli.
Uomini e animali, ascoltatemi.
Dovete essere liberi.
Dovete far sì che la vostra esistenza
sia un canto di Gioia e Ringraziamento
alla Vita.

Io vi amo tutti, senza differenze,

condivido il vostro profondo dolore

e non riesco a fermare

queste parole che si riversano come lacrime *

per il mondo che soffre.

Spiriti in gabbia
quanti siete?
Finché esisterete sarete sempre troppi.
E io, vostra sorella, vi amo tutti,
animali e uomini, indistintamente.
Verrà un giorno in cui
ci riuniremo salutandoci con affetto
sotto la bandiera universale
chiamata
Libertà.

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